SANTUARIO DELLA MADONNA DEI MIRACOLI di Ilaria Basile & Monica Re
- Ilaria Basile
L’edificio sorge alla fine di viale alla Madonna, presso il Cimitero Maggiore.
Chiesa cinquecentesca, elevata fra il 1554 e il 1555 per devozione ad un’immagine considerata miracolosa e detta la Madonna Bella, dipinta sul rudere di una chiesetta fuori dell’antica porta in Campo Rotondo a circa 360 metri dal sito del Santuario.
Usi e tradizioni
Il Santuario è una chiesa molto cara ai canturini, che la frequentano con grande devozione. La
tradizione vuole che nel maggio 1543 una giovane contadina oppressa dagli effetti della carestia per la distruzione dei raccolti provocata dalle tempeste dell’anno prima, fosse andata a pregare davanti all’immagine della Madonna Bella. Le apparve una matrona con un vestito bianco che la invitò ad andare con la sua famiglia a mietere subito la segale, già inspiegabilmente matura.
La notizia del miracolo si diffuse nel borgo e da allora la Madonna Bella è diventata la Madonna dei Miracoli con il relativo Santuario. Ogni anno il 15 e il 16 agosto ci sono le celebrazioni religiose della Madonna Assunta con l’indulgenza plenaria,accanto alle quali si svolge l’omonima fiera.
Architettura
La chiesa presenta all'esterno una facciata classicheggiante suddivisa inferiormente da lesene in 3 parti, mentre nella parte superiore si apre una nicchia raggiata che contiene la statua della Immacolata Concezione, con un’ornamentazione di tipo barocco di esecuzione novecentesca, su progetto dell'architetto Italo Zanolini che aveva già trattato il medesimo argomento per il Collegio Gallio di Como. La verticalità e la spinta verso il cielo azzurro sono ampliate dalla prospettiva di un porticato suddiviso in otto parti che definisce una specie di scenografia teatrale elaborata nel continuo affiancarsi di forme concave e convesse all'interno delle quali si pongono le figure dei profeti Ezechiele, Davide, Geremia e Salomone.
All'interno presenta un impianto di base a tre navate: quella principale presenta una cupola centrale sostenuta da quattro colonne con capitello corinzio, mentre le laterali sono caratterizzate da ampie lunette luminose. L’altare di marmo si erge tra coro e presbiterio: la parte superiore di marmo bianco venato racchiude l’immagine della Madonna Bella. Della originale struttura cinquecentesca rimangono solo le parti affrescate del presbiterio e del coro, dato che facciata e navate vennero ricostruite nel 1843 in seguito al crollo avvenuto per il cedimento di un pilastro nel 1837. Si percepisce pertanto una doppia spazialità definita da luci, colori e materiali differenti utilizzati nelle due circostanze. Sono interessanti le quattro colonne centrali realizzate in stucco ad imitazione di un materiale più prezioso come il marmo apuano e la scelta dell'architetta G. Moraglia di ricostruire la navata centrale ad altezza minore.
Come le navate appaiono con i toni dominanti del bianco e dell'ocra, così lo spazio attorno all'altare è invece del tutto saturo di tinte vivaci ed esuberanti tra cornici in stucco.
Storia e architettura - Monica Re
Nella metà del sedicesimo secolo ci furono una serie di stagioni inclementi che desolarono le campagne canturine. Le tempeste furono frequenti e devastanti, specialmente nelle annate 1542 e 1543, nella quali, mancando il raccolto, la gente moriva di miseria e di fame. I Canturini iniziarono così ad invocare l’assistenza di Maria Vergine, della quale un’immagine “ la Madonna Bella”, si venerava fuori da un’antica porta .
Angiolina, una contadinella di Cassina Novello di Cantù, ebbe un’apparizione di Maria mentre pregava devanti alla Madonna Bella. Angiolina guardò la campagna e visto che la segale era matura, corse a sua casa e raccontò quanto successo. Il grande miracolo si diffuse all’intero paese, e a testimonianza del prodigio venne fatta erigere una chiesa proprio sul luogo. Il Santuario della Madonna dei Miracoli venne ultimato e consacrato nel 1555.
Il complesso da costruire non era facile e per di più i mesi rigidi dell’anno imponevano pause ai lavori.
Nell’ottobre 1837, a causa dei cattivi modi e la troppa fretta nel costruire, crollò un pilastro e si dovette demolire la chiesa fino alla linea degli altari. Oggi perciò non si conosce la chiesa nella sua originale interezza.
Secondo alcuni scritti era divisa in tre navate, coperte da tre volte, sorrette mediante pilastri sei di numero e tre per parte alla navata centrale. Grazie ad essi si aprivano quattro arcate per ciascun lato. La volta di mezzo era più alta di quella che oggi vediamo. Ce lo prova l’esistenza nel sottotetto attuale di un affresco dipinto sulla parete tra chiesa a presbiterio e che allora si doveva ammirare dall’interno.
Tre porte davano accesso alla chiesa dalla strada. Quattro finestre illuminavano la navata centrale e due la Cappella grande. Questa era affiancata da due cappelle rispettivamente in asse alle due navate minori. Un arco pari a quello che immetteva i fedeli dalla chiesa alla cappella grande dava accesso, sul fondo di questa, a una cappella minore rettangolare. Qui, distaccato dalla parete, si trovava il murellucchio, su cui appariva l’Immagine Sacra della Madonna Bella, inquadrata da una cornice dipinta e dorata e protetta da vetro a modo di icone. Ai suoi piedi si ergeva un altare di legno, munito di croce in rame dorato.
Nel 1745 avviene un furto in sacrestia. Ignoti depredano dei ricami in oro alcuni paramenti. Nel 1748 vengono rifatte le porte piccole della chiesa.
Nel 1837 si intonacano i pilastri e sotto richiesta degli operai si tiene chiuso il Santuario per due settimane. Il 9 ottobre, sul lato destro della navata di mezzo, il terzo pilastro dall’ingresso si sfascia per una metà della sua altezza, trascinando nella rovina due zone delle volte adiacenti e una parte del tetto della navata di destra. Invece il tetto della navata maggiore resiste. Il resto dell’edificio non patì alcun danno e nemmeno peggiorarono le crepe già note. La causa è attribuita alla pessima struttura del pilastro.
Nell’agosto 1843 il Santuario vedeva compiuta la sua ricostruzione. La nuova struttura fu tenuta di proposito bassa il più possibile, diminuendo di molto l’altezza della navata centrale.
Esternamente la facciata attuale è del 1900 per disegno dell’architetto Italo Zanolini .
La facciata è ricca di elementi decorativi ed è in stile neoclassico. Partendo dalla parte inferiore si profilano lesene con capitello decorato con foglie d’acanto, di ordine corinzio. A ben guardare anche la trabeazione è corinzia, data da:
architrave tripartito;
fregio liscio;
cornice dentellata.
Le lesene dividono la facciata in tre zone verticali, che corrispondono alle rispettive navate interne.
Il portone principale è delimitato da esili colonne scanalate che sorreggono un protiro riccamente decorato.
Al di sopra vi è una fascia decorata con motivi che rimandano all’arte classica.
Tre altorilievi alla sommità della parte inferiore sono racchiusi in grandi formelle mistilinee.
La parte superiore si innalza solo nella parte centrale, nella quale si trova la statua della Madonna Immacolata, custodita dentro una nicchia raggiata. Sembra racchiusa anche in una sorta di timpano, appena accennato con gli angoli ai lati della nicchia. Intorno sono presenti piccoli pinnacoli e alla sommità una croce.
PARTE PITTORICA
Nel presbiterio troviamo gli affreschi di Giovan Mauro della Rovere, detto il Fiammenghino: l'Adorazione dei Magi con la data del 1638, a sinistra; e il Miracolo di Cana, a destra.
La cupola, datata 1637 è dedicata al tema di Maria Assunta in cielo, attorniata da angeli e da immagini possenti dei profeti Ezechiele e Geremia, dei re Davide e Salomone.
Il coro è stato affrescato da un artista del XX secolo che rappresenta episodi della vita di Gesù.
Nella navata sinistra è da ricordare una pregevole Incoronazione della Vergine, attribuita a Camillo Procaccini e proveniente dalla chiesa di S. Paolo, mentre l’altare di Sant’Antonio presenta una ricca decorazione a stucco con due colonne tortili in marmo nero di Varenna.
Tra gli arredi notevole è il pulpito di legno, di stile cinquecentesco, realizzato nel 1909 da Carlo Arnaboldi, direttore della Regia Scuola d’Arte del mobile e del merletto di Cantù, antenata dell’attuale Istituto Statale d’Arte. Il manufatto presenta quattro riquadri, fra cui uno dedicato alla costruzione del Santuario e uno al miracolo dell’apparizione della Madonna nel 1543.
- Ilaria Basile
SCHEDE OA (opere d’arte)
Titolo: Adorazione dei Magi
Periodo: 1638
Tecnica: affresco
Collocazione: Cantù, Santuario Madonna dei Miracoli, presbiterio parte sinistra
Struttura composizione: possiamo riconoscere linee orizzontali date dalla disposizione dei personaggi, che dividono la scena in tre parti. Vi è una struttura architettonica in stile classico, posta al centro, con un arco a tutto sesto entro il quale si intravede la stalla con l’asino e il bue, affiancato da una colonna spezzata a metà che presenta scanalature. Ai piedi dell’arco troviamo rappresentata la Sacra Famiglia.
Sullo sfondo si nota una lunga processione che giunge fino al primo piano, il quale ha una luce chiara e diretta rendendo i colori naturali e chiari in contrasto con i colori più scuri dei personaggi in ombra sullo sfondo.
Analisi iconografica: il centro della figura vuole rappresentare la Sacra Famiglia, con la Vergine che regge in braccio il Bambino e San Giuseppe alle loro spalle. I tre Re Magi stanno consegnando i doni: oro, incenso e mirra. Il Bambino, in una posa contrapposta, con curiosità avvicina le sue braccia verso la mirra. Intorno alla scena centrale si dispone una folla di uomini,disposti in modo confusionario, tra cui si intravedono giullari, cavalieri orientali, paggi e animali come scimmie, cammelli, cani e cavalli. Possiamo ricollegare questa Adorazione con quella di Gentile da Fabriano, per la ricchezza compositiva e l’aggiunta di animali esotici.
- Ilaria Basile
Analisi iconologica: il Fiammenghino rende naturale la scena rappresentata grazie ai gesti naturali. Anche il gesto del Bambino, che intinge le proprie mani nella mirra, è molto spontaneo, sebbene il significato sia più profondo: Cristo accetta in questo modo la sua futura Passione. La mirra serviva in antichità per imbalsamare i defunti.
Come nell’Adorazione di Leonardo da Vinci la folla radunata lascia uno spazio vuoto nel quale il dinamismo sembra venire meno per lasciare lo spettatore assorto nella sua meditazione. Anche in questa Adorazione è rappresentato un albero con fronde rigogliose, forse simbolo del Germoglio spuntato sul tronco di Iesse, la stirpe di David alla quale appartiene Cristo. La colonna spezzata, invece, richiama alla vita terrena o la nascita di Cristo.
- Monica Re
Tecnica: affresco
Collocazione: Cantù, Santuario Madonna dei Miracoli, presbiterio parte destra
Struttura composizione: l'opera presenta una struttura piramidale con il fulcro al centro della tavolata e vi è una prospettiva monofocale con le colonne che la accentuano maggiormente. Come possiamo notare le nozze si svolgono in una sala con una pianta longitudinale la quale presenta decorazioni classicheggianti con arcate a volte incrociate e colonne bicromate. Vi sono, inoltre, tre nicchie occupate da elementi scultorei.
Analisi iconografica: Sono raffigurate le figure dei profeti Osea e Gioele e le due sibille laterali si interpretano come la Delfica e la Persica. Il fulcro dell'opera raffigura il banchetto delle nozze in cui gli invitati sono intenti a svolgere festeggiamenti tipicamente quotidiani. La vita quotidiana dei nobili è sottolineata ancora di più dai cagnolini in primo piano che giocano, dalla tavolata riccamente imbandita e dai servi intendi a servire gli invitati. Vi è un grande dinamismo e conversazione, i colori sono limpidi e brillanti, vi prediligono i contrasti dati dalle ombre e dagli spazi dilatati.
- Ilaria Basile-
Analisi iconologica: Durante le nozze di Cana, secondo il Vangelo di Giovanni, avviene il primo miracolo di Gesù. Qui viene rappresentata un momento prima della tramutazione dell’acqua in vino. Infatti in primo piano, nella parte sinistra possiamo vedere un servo che riempie le otri d’acqua e, poco distante Gesù fa un cenno con la mano allo stesso servo. Tutt’intorno si sta svolgendo il grande banchetto. Solo lo sposo sembra essersi accorto della mancanza del vino e porta lo sguardo verso Gesù.
- Monica Re
Analisi iconologica: La scena sconfina nella scenografia teatrale, di gusto tipicamente barocco. Viene rappresentata l’assunzione di Maria al cielo, simbolo nel cattolicesimo di un'anticipazione della resurrezione della carne, che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. La Vergine è attorniata da una corona di nubi e angeli. Quattro di questi puttini si trovano all’esterno del cerchio e tengono in mano rami di palma. Anche fra gli spazi della balaustra troviamo dei putti che reggono in mano rami di palma, rose e gigli. Il ramo di palma è associato alla morte, o assunzione, della Vergine. Infatti, secondo molti studiosi, l’arcangelo Gabriele porta dal Paradiso un ramo di palma a Maria come segno della sua morte prossima. Nel Mondo Cristiano la rosa bianca simboleggia la purezza di Maria, mentre quella rossa, il sangue innocente dei primi martiri. Il giglio, fiore bianco e candido, per i cristiani è simbolo della purezza.
Autore:, Giovan Mauro della Rovere, detto Fiammenghino
Titolo: Assunzione della Vergine
Titolo: Assunzione della Vergine
Periodo: 1637
Tecnica: affresco
Collocazione: Cantù, Santuario Madonna dei Miracoli, cupola
Analisi iconografica: la cupola presenta un dipinto con effetto illusionistico dato dal principio del sotto in su il quale ricorda l'oculo della camera picta del Mantegna. Al centro appare la vergine accerchiata da puttini musicanti seduti su delle nuvole. Il porticato che si eleva tutt'intorno è diviso in otto scomparti, quattro dei quali costituiti da colonne ioniche le quali ospitano i profeti Ezechiele,Davide,Geremia e Salomone dall'aspetto imponente con delle vesti dai colori cangianti e brillanti. Questi sono alternati da putti alati che tengono in mano rami di gigli e rose. Gli stucchi ornano il tutto creando eleganza e sobrietà.
- Ilaria Basile
- Ilaria Basile
Analisi iconologica: La scena sconfina nella scenografia teatrale, di gusto tipicamente barocco. Viene rappresentata l’assunzione di Maria al cielo, simbolo nel cattolicesimo di un'anticipazione della resurrezione della carne, che per tutti gli altri uomini avverrà soltanto alla fine dei tempi, con il Giudizio universale. La Vergine è attorniata da una corona di nubi e angeli. Quattro di questi puttini si trovano all’esterno del cerchio e tengono in mano rami di palma. Anche fra gli spazi della balaustra troviamo dei putti che reggono in mano rami di palma, rose e gigli. Il ramo di palma è associato alla morte, o assunzione, della Vergine. Infatti, secondo molti studiosi, l’arcangelo Gabriele porta dal Paradiso un ramo di palma a Maria come segno della sua morte prossima. Nel Mondo Cristiano la rosa bianca simboleggia la purezza di Maria, mentre quella rossa, il sangue innocente dei primi martiri. Il giglio, fiore bianco e candido, per i cristiani è simbolo della purezza.
- Monica Re
Autore: Camillo Procaccini
Titolo: Incoronazione della Vergine
Periodo: XVII secolo
Tecnica: affresco
Collocazione: -originale Cantù, Chiesa di San Paolo
- attuale Cantù, Santuario Madonna dei Miracoli, navata sinistra
Struttura composizione: notiamo subito una composizione simmetrica dell'opera in cui compare al centro la Vergine Maria inginocchiata su delle nuvole corpose. Il contrasto che si crea tra l'atmosfera dorata della parte superiore e quella crepuscolare nella parte inferiore è di notevole impatto per l'osservatore. Vi è una netta divisone tra la parte celeste, rappresentata piu in grande, e la parte terrena, rappresentata come se fosse in lontananza in basso.
Analisi iconografica: al centro domina la scena della Vergine nell'atto di essere incoronata da Dio e Cristo, proseguendo in modo circolare troviamo tra le nuvole la presenza di volti di puttini, mentre sopra di lei, innalzato, campeggia lo Spirito Santo che irradia luci dorate illuminando la scena. In basso, sopra due piatti, troviamo le teste mozzate di Pietro ( a sinistra) con le chiavi e Paolo ( a destra) con la spada. In mezzo ad esse vi compare un paesaggio montagnoso con presenti alcuni edifici in un'atmosfera tenue e crepuscolare.
- Ilaria Basile
- Ilaria Basile
Analisi iconologica: Il tema ricorrente è la rappresentazione della Vergine, qui riprodotta in ginocchio su nubi corpose mentre viene incoronata dal Padre Eterno e Cristo. Sopra di lei vi è lo Spirito Santo, sotto forma di colomba irradiata dalla luce aurea di sfondo. Viene così a crearsi il simbolo di trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Interessanti sono i particolari in basso. Ai lati, sopra due grandi piatti, vi sono le teste mozze dei santi Pietro e Paolo. Vicini all'una si vedono le somme chiavi una d'argento e l'altra d'oro, perché san Pietro è per il cristianesimo colui che tiene le chiavi del Paradiso. Ma pochi sanno che le chiavi rappresentano anche il fatto che san Pietro è stato il primo ad “aprire le porte” al cristianesimo per coloro che non erano ebrei. Vicino a san Paolo troviamo la spada, intesa come Parola di Dio. Il paesaggio di sfondo, può voler rappresentare la città di Gerusalemme.
- Monica Re
Titolo: Madonna Bella
Periodo: XIV secolo ca
Tecnica:
Collocazione: Cantù, Santuario Madonna dei Miracoli
Struttura composizione:
Analisi iconografica:
Analisi iconologica: La Vergine viene rappresentata solenne e regale con una corona sul capo, che simboleggia la sua divinità. Ella compie però un gesto naturale per ogni madre: porgere il proprio seno per allattare il bambino. Le rappresentazioni della Madonna del latte, o Madonna che allatta, erano già presenti nella cultura paleocristiana e si sono diffuse nei secoli. il gesto ha un doppio significato: Maria non allatta solo Gesù, ma tutta la Chiesa e i suoi fedeli.
In aggiunta anche i colori della veste di Maria hanno precisi significati: il diffuso uso dell'oro anche nello sfondo, vuole esprimere la magnificenza celeste, la veste di Maria è rossa per indicare la sua divinità, e il manto è blu, simbolo dell'umanità. ai lati del trono dove Maria è seduta si affacciano due piccoli angeli, e uno di essi regge in mano il liuto, simbolo di purezza e fede.
- Monica Re